Fotografo: Matteo Piazza
Fotografo: Matteo Piazza
Fotografo: Matteo Piazza
Relazione Progettuale
L'area oggetto dell'intervento è situata a nord di Milano, tra la via Monza e la via Breda; tutta la zona è oggi interessata da numerosi interventi di riqualificazione tesi alla riconversione in aree residenziali degli spazi industriali dismessi.
Il lotto interessato dall'intervento, dalla forma regolare e allungata, si sviluppa d'angolo sulle vie Doberdò e Fortezza, con un lungo affaccio sulla prima e, non essendo attorniato da emergenze storiche significative, consente libertà espressiva ai progettisti.
Il programma riguarda la ricerca di una nuova qualità dell'abitare contemporaneo, sviluppata in modo atipico e personale: la libertà delle aggregazioni tipologiche, gli spazi aperti inondati dalla luce e le grandi vetrate che creano continuità con le generose appendici esterne, configurano il progetto e si traducono in una architettura forte e riconoscibile che rifugge con decisione dalle convenzionali tipologie condominiali.
Dal punto di vista funzionale il progetto persegue la finalità di disegnare abitazioni di varie metrature, organizzando l'edificio con una logica che propone tipologie e tagli diversi, dal monolocale all’alloggio di quattro locali arrivando al super attico, mediante una dis-aggregazione volumetrica che consente di ricavare ampie terrazze a servizio degli alloggi stessi.
Nel dettaglio l'edificio prevede tre piani destinati ad autorimesse, di cui due interrati, accessibili dall’androne carraio, ricavato sul limite ovest del lotto: tale posizione eccentrica permette di raggiungere i tre piani attraverso il rincorrersi di rampe e corselli;
i 6 livelli superiori sono completamente dedicati alle 50 abitazioni: l’ingresso pedonale, posto sulla via Fortezza, si sviluppa parallelamente alla stecca del piano primo e permette di raggiungere i 3 corpi scala con i rispettivi ascensori.
L'architettura si presenta come calcolato dialogo tra la notevole vibrazione delle materie e la libera composizione di colori primari; si incrociano la scomposizione dei volumi e l'articolazione delle forme, ricomponendosi poi in facciate ricche di presenza inventiva. L'attacco al suolo è realizzato con uno zoccolo metallico che ricalca l’intera sagoma del lotto, tubolari in acciaio trafilati creano un alternanza tra vuoti e pieni e si prolungano oltre la copertura delle rimesse fungendo da parapetto per le terrazze poste al primo livello.
Il primo piano, posto a copertura dei box, è costituito da una stecca che corre continua in senso longitudinale, parallelamente alla via Doberdò; dal secondo piano fino alla copertura le 3 torri dei collegamenti verticali in cemento armato divengono simbolicamente i pilastri cui si affrancano, ad ogni livello in modo vario e articolato, tutti i volumi che ospitano le residenze.
I vani scala scandiscono quindi tre corpi indipendenti, ortogonali alla stecca del piano primo, costruiti con rigore e modularità sulla facciata principale, lungo la via Doderdò; gli stessi volumi si “sospendono” in lato nord disegnando 3 portici a doppia altezza caratterizzati da intradossi arcuati e scavati che si contrappongono perpendicolarmente allo zoccolo e al piano sesto.
Il piano attico, riprendendo la morfologia del primo, si libra su piloties, staccandosi dal livello sottostante e ponendosi come ponte sospeso a ricucitura delle volumetrie differentemente articolate dei piani inferiori.
Continuamente un gioco di contrapposizione si ritrova tra la materia “piena” della “C” in zinco-titanio antracite e i “vuoti” delle vetrate continue segnate da esili traversi metallici che sottolineano l'andamento orizzontale e fungono da filtro trasparente tra il dentro e il fuori.
Volumi vetrati nei colori primari escono dal filo di facciata cercando nuove forme di ibridazione tra architettura e contesto; pareti metalliche traforate filtrano e riverberano la luminosità, disegnando particolari aperture.
I quattro assi cardinali informano il disegno dei prospetti: ampie vetrate a sud per accogliere la luce opportunamente filtrata da grigliati metallici con doppia funzione: brise soleil e manutenzione facciate, improvvisamente interrotte dai “cubi-serra” multicolori che si protendono nel vuoto; affacci contenuti a nord verso le proprietà confinanti, inseriti in un particolare disegno di pannellature metalliche cieche; varianza materica a ovest, alternando aperture calibrate e improvvisi aggetti inseriti all'interno di pareti rivestite in lamiera piena (rossa,gialla,blu) disegnata a patchwork e che gradualmente e variamente si sgretola verso sud in una serie di bucature progressive da micro a macro, quasi a cercare la dissolvenza della materia; articolata e varia a est con alternanza di vetrate, bovindi e finestrature irregolari.
Fotografo: Matteo Piazza
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