Premi: Honorable Mention of the Jury – European Prize for Urban Public Space 2006 – CCCB Barcelona
Obiettivi generali
Il territorio di Robbiano come molti altri centri dell’area padana e della Brianza in particolare, vive il paradosso della sovrapposizione di due strutture di urbanizzazione, una più radicata ed a misura d’uomo costituita dal nucleo storico degli insediamenti, l’altra legata alla grande scala del territorio, regolata dai flussi della movimentazione e del non-luogo, che qualcuno ha definito “città diffusa”.
La natura di questi spazi è spesso ambigua, poiché tracciati e logiche contemporanee le hanno modificate negli usi, spesso tralasciate, di sovente rese residuali a dispetto invece di una traccia fondativa del territorio che ne costituisce ancora oggi il carattere più interessante.
La conservazione delle strutture insediative storiche passa così anche attraverso la reinvenzione dei ruoli all’interno di queste nuove forme di città, in un quadro profondamente mutato negli ultimi anni, e pur in parte tipizzabile per problemi e strategie di intervento, guidata non ultimo da un forte desiderio di qualità ambientale espresso e talvolta realizzato nei centri minori.
Non vi è dubbio che la compresenza di due chiese costituisca qui il carattere principale del sito, è lo spunto principale per una riqualificazione dell’area, a partire dal riequilibrio del ruolo della chiesa vecchia, ora privata della sua funzione religiosa (in questo sostituita dalla nuova) e per la quale si suggerisce qui un uso più sociale come sala parrocchiale o per piccole e particolari funzioni religiose.
Piazza nera, Piazza Bianca
Le due chiese di S.Quirico e Giulitta divengono fondative dello spazio pubblico che le fronteggia. Si ritiene che il riequilibrio dei ruoli tra i due edifici possa partire dalla creazione di un nuovo sagrato anche per la chiesa più antica. La duplicazione della piazza ribadisce la natura di questo luogo ed al tempo stesso misura un ambito più adeguato per i due edifici.
Due fogli in spessore, una sorta di tappeto per gli edifici, definiscono i nuovi sagrati, uno bianco, più grande ed accessibile ai veicoli in caso di funzioni religiose particolari (ad es. i matrimoni), l’altro nero, più piccolo, che ospita due sedute ed una fontana, una sorta di foyer minimo esterno per la chiesa vecchia per la quale si suggerisce un riuso a sala parrocchiale.
Il sagrato ribadisce l'appartenenza all’edificio sacro, enfatizza il suo carattere di rivestimento lasciando in evidenza lo spessore, piegando in panche e poi in fontana. Questo principio vale secondo noi in quanto lo spazio aperto normalmente non presenta attributi di tipo tettonico e meglio si sposa con l’idea del “rivestire”. La parte terminale di via Monte Santo mette in relazione i due spazi: segue la quota leggermente convessa della piazza bianca “sfogliando” la pavimentazione scura del sagrato superiore.
Il progetto costituisce una occasione per regolare un accesso facilitato sia agli spazi interni così come a quelli aperti. Oltre all’accesso esistente sul fianco destro della chiesa maggiore, si è realizzata una rampa laterale che favorisce un accesso frontale anche per persone con abilità motoria limitata. La ridefinizione del sagrato della chiesa minore porta un aumento della quota di pavimento fino a quella di ingresso dell’edificio.
Pavimentazione nera e fontana
La piazza sceglie di mantenere il suo carattere primario, rifiutando sistemi di protezione e parapetti. Allo scopo, la fontana a sfioro nega l'accesso al dislivello maggiore, la caduta d'acqua impreziosisce lo spazio antistante che ospita una seduta ombreggiata da un mandorlo. La vasca ha una profondità massima di soli 20-25 cm che contribuisce insieme al fondo scuro a generare effetti di specchiatura a seconda delle condizioni di luce nel corso della giornata. La pavimentazione si piega prendendo forma di seduta in fronte alla chiesa. La dimensione misurata, il suono lieve dell’acqua, la presenza di elementi sacri, unitamente all’ombra del pruno ne fanno un luogo di riflessione. Le lastre in basalto nero canadese di circa 50x30cm sono posate a corsi sfalsati di mezzo modulo e riportano in superficie una lavorazione in scavo e in rilievo ottenuta con macchine a controllo numerico. Il disegno delle lastre è dettato da una ragione tecnica ed è formato da due ordini differenti uno minimo in rilievo ed uno superiore in leggero scavo.
L’ordine minimo è costituito da piccole croci 30 x 30 mm ripetute geometricamente nella lastra, in rilievo di circa 4 mm riducono nella pavimentazione lo scivolamento. L’ordine maggiore è costituito da segni in scavo di 1-2 mm: segnano gli angoli della lastra e la parte mediana marcando le guide per il taglio dei mezzi moduli: ricostruiscono un disegno a croce che si ricompone solamente nella posa a giacitura sfalsata di mezza misura sulla pavimentazione e sul basamento della chiesa.
Le lastre di rivestimento della parte carrabile riportano invece un disegno studiato per aumentare la presa d’attrito con le ruote dei veicoli in un tratto con pendenza rilevante, una sorta di ridisegno in negativo dell’impronta di battistrada dei pneumatici. Le panche sono ricavate da un massello di basalto scavato e sagomato in maniera che il bordo laterale risulti come prosecuzione dello spessore di pavimentazione. Il fondo della vasca rivestito di lastre con il disegno di solo scavo, sarà bordata da un profilo di acciaio verniciato il cui bordo rappresenterà per spessore e colore la naturale prosecuzione del bordo delle panche. Dello stesso materiale e finitura sarà l’elemento frangionda posizionato in corrispondenza dell’ugello al fine di evitare l’increspatura dell’acqua e mantenere quindi più regolare il velo dello sfioro. Il velo dell’acqua è più basso di un paio di centimetri rispetto alla quota del pavimento, in maniera da risultare in continuità con la stessa. Ai piedi della fontana è stato piantumato un albero di mandorlo per dare ombra all’area sottostante lo sfioro della fontana.
Pavimentazioni in granito
Le aree disegnate in negativo rispetto ai sagrati potranno sono paviemntate in granito grigio portoghese. Un dislivello di circa 17 cm costruisce il marciapiede dalla strada, così da negare tutti gli accessi alle auto, senza la necessità di introdurre elementi di arredo, mentre due panche oblique in cemento lisciato delimitano in maniera meno determinata lo spazio pedonale rispetto al traffico limitato di via Monte Santo. Il piano in granito prosegue fino al punto di raccordo con le quote esistenti.
Pavimentazioni in pietra bianca
Il sagrato maggiore è in lastre di pietra bianca di Trani di colore omogeneo senza venature e proveniente da unica cava, con superficie sabbiata. L’accesso al sagrato bianco viene consentito tramite il posizionamento di un elemento di dissuasione mobile che potrà ribaltarsi in occasione delle cerimonie che prevedano l’accesso di un veicolo, come matrimoni, funerali e processioni. I gradini della scalinata sono realizzati con masselli della stessa pietra, mentre il fianco, quando in rilevato, mette in evidenza uno spessore di 6 cm ricavato dalla sagomatura dei blocchi di bordo. La geometria della piazza è definita dalla presenza di una serie di panche, anch’esse in pietra bianca, che chiudono il sagrato.
Lombarda Graniti
Progetto architettonico: ifdesign: Franco Tagliabue Volontè, Ida Origgi, Chiara Toscani