Fotografo: Elisa Watson
Architect
Travis Walton Architecture
Design Team
Travis Walton Architecture
Project Partners
Styling: Simone Haag
Red Hill House
Finemente rivisitata in chiave contemporanea dallo studio di architettura australiano di Travis Walton, questa residenza familiare di metà del Novecento, a lungo abbandonata, gode oggi di un’atmosfera unica. Immersa in una foresta di eucalipti e alberi di banksia della Mornington Peninsula (Victoria), l’architettura dialoga con la natura circostante in un gioco di trasparenze e riflessi.
Walton ha trasformato la casa di famiglia preesistente, originariamente costruita negli anni '50, in un’oasi luminosa ed elegante dove i proprietari trovano rifugio dal ritmo frenetico della città. Traendo ispirazione dalla bellezza e dalle texture naturali che la circondano, l’architetto ha mixato finiture rustiche e arredi timeless, per ambienti dal carattere raffinato che offrono punti di vista suggestivi sul panorama e rievocano il carattere unico della campagna australiana.
Un gesto progettuale sapiente e discreto che trova riscontro anche nell’interior, con le pareti bianche che accolgono elementi in cemento a vista e boiserie scure realizzate a partire da legno riciclato localmente.
Nel living, il bianco-nero dell’ampio tappeto Dibbets Cambrè e le forme accoglienti degli imbottiti - la coppia di divani Freeman, la poltrona Glover e il pouf Yang - trasmettono un senso di eleganza rilassata che ben si sposa con le superfici metalliche e le geometrie rigorose del sideboard Aylon. Dialogo che viene riproposto anche nell’angolo lettura, dove la poltrona Winston è affiancata dal tavolino Duchamp Bronze. Nella zona pranzo la silhouette leggera e moderna delle sedie Cortina gioca invece con i volumi pieni del box cucina e con il top del grande tavolo in legno nero.
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson
Fotografo: Elisa Watson